Giazza è una delle tre frazioni del Comune di Selva di Progno, situata all'estremità nord-orientale della provincia di Verona, e si sviluppa alla confluenza della Val Fraselle e della Valle di Revolto, proprio dove si incrociano gli omonimi torrenti. La collocazione all'interno di importanti itinerari naturalistici, la vede punto di partenza per escursioni nella Foresta Demaniale di Giazza (la prima d'Italia, inaugurata nel 1911 ma costituita già a fine '800) che abbraccia un territorio di 1904 ettari toccando le vicine province di Vicenza e Trento, all'interno del Parco Naturale Regionale della Lessinia.
Un piccolo paese di montagna, un piccolo centro abitato durante l'inverno da meno di un centinaio di persone. Una piazza, una chiesa, le case arrampicate l'una sull'altra in cerca di sole. Il torrente con la sua scrosciante cascata, il limite del bosco dal quale spesso si affacciano caprioli e camosci. Più su il Gruppo del Carega, cime scoscese, imponenti, montagna vera.
Sarà che Giazza è l'ultimo baluardo dei Cimbri, popolazione di origine germanica che si stanziò nella zona attorno all'XI sec. introducendovi una cultura alternativa ed un'economia basata sulla produzione di calce e carbone (è l'unica località rimasta, degli antichi Tredici Comuni Veronesi, dove ancora si parla il cimbro, detto localmente "tauc" ed è sede del Museo dei Cimbri); sarà che nei secoli passati Giazza fu terra di rifugio per contrabbandieri, che trafficavano in questa zona prima con l'Austria, poi col Trentino; saranno le leggende e le fiabe della zona che raccontano di grotte popolate da esseri fantastici, da fade, anguane, orchi, e di boschi dimora delle "genti beate"; sarà tutto questo che crea un'atmosfera particolare, quasi magica, o forse semplicemente che a Giazza si vive bene, si sta bene!
Contrariamente a ciò che spesso si crede, Giazza non fu fondata dai Cimbri, ma da "italiani", ai quali i boscaioli provenienti dalla Baviera a partire dall'XI sec. si sarebbero progressivamente mescolati nel corso tempo, integrandosi con il sostrato preesistente: lo stesso nome di Giazza deriva infatti da "Glacea" ("ghiaccio") e solo col tempo è divenuto Ljetze in cimbro (Ljetzan letteralmente significa "le Giazze" al plurale perché in passato esistevano la Giazza di Sopra "Oubare Ljetze", la Giazza di mezzo "Halbe Ljetze" e la Giazza di Sotto "Untare Ljetze"). Sebbene i Cimbri avessero colonizzato la zona in pianta stabile già dopo il XV secolo, al tempo della creazione dei XIII Comuni della Lessinia, Giazza non rappresentava una realtà molto importante e venne infatti compresa (lo è tuttora) nel Comune di Brunghe (Selva di Progno); lo sviluppo vero e proprio del paese si ebbe a partire dal XVIII secolo, quando fu creata la chiesa parrocchiale con la propria fonte battesimale, segno di un incremento sostenuto della popolazione, nonostante la rigidità del clima in inverno e le difficoltà dell'epoca dovute all'abitare in una zona selvaggia, isolata ed impervia.
Ogni anno, il 23 Giugno a Giazza si riaccende la magia del Solstizio d’Estate: nella notte più breve dell’anno, quando il Sole è all’apice della sua luce, la piccola comunità cimbra si riunisce nella piazza del paese per celebrare la Festa del Fuoco (“Waur Ljetzan” in cimbro). Come in tutte le campagne del nord Europa, l’attesa del Sole era ed è tuttora propiziata da falò accesi sulle colline e sui monti, perché da sempre con il Fuoco si mettono in fuga le tenebre e, con esse, gli spiriti maligni, le streghe ed i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si canta e si danza; è una notte magica, una notte di prodigi: le acque trovano voci e parole cristalline, le fiamme disegnano promesse d’amore e di fortuna, mentre il Male si dissolve sconfitto. Attraverso rievocazioni, musiche e spettacoli di fuoco si rinnovano i riti ancestrali dei Cimbri con l’accensione dei 13 bracieri, simbolo della loro unità e degli antichi “13 Comuni della Lessinia”.
Brevi passeggiate nel circondario raccontano la storia di questa piccola, ma antica, comunità e delle sue contrade; diversi itinerari portano poi alle cime del Gruppo del Carega, nelle Piccole Dolomiti, attraverso sentieri e boschi all'interno del Parco Regionale della Lessinia, dove la natura la fa ancora da padrona: f
iori e piante endemiche, incontri fortuiti con animali colti nel loro ambiente naturale, scorci improvvisi verso le cime più alte o le pianure sottostanti, un panorama, da Cima Carega, che spazia dalle Dolomiti fino alla Laguna Veneta e agli Appennini.
Meta ideale per gli amanti degli sport della montagna, Giazza offre ospitalità agli appassionati di trekking (è attraversata dal sentiero europeo E5 e collegata da alcune varianti al sentiero E7), di mountain bike, di ferrate, di alpinismo e arrampicata sportiva (si possono affrontare percorsi di ogni difficoltà, spesso lontani dalla folla), e quando arriva la neve non mancano le opportunità per ciaspolatori, scialpinisti e arrampicatori su ghiaccio...senza comunque dimenticare le interessanti proposte enogastronomiche con piatti della cucina tipica locale da provare nei suoi ristoranti e rifugi del Gruppo del Carega.

Si ringrazia Gianluca Perlato per le foto.

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